Le nuove Guardie Rosse (del web cinese): si chiamano Piccoli Rosa e sono ragazze
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Il gruppo era nato per commentare romanzi rosa, poi si è dedicato alla condanna online di comportamenti anti-patriottici. Con campagne ultranazionaliste .
Una volta, negli Anni 60, c’erano le Guardie Rosse della Rivoluzione Culturale maoista, che insultavano e picchiavano in strada e mettevano alla gogna in piazza «i neri controrivoluzionari». Ora che il «dibattito» si svolge sull’enorme piazza virtuale del web, in Cina la nuova falange di militanti si chiama Piccoli Rosa (xiao fenhong in mandarino). Condannano e linciano online i trasgressori della morale nazional-comunista e comunque chiunque critichi la Repubblica popolare cinese. Non sono meno violenti (con le parole) delle Guardie Rosse e sono in grande maggioranza ragazze. Il fenomeno in Cina è noto da tempo, ma è tornato di estrema attualità in questi giorni.
La studentessa e l’aria pura
Ultimo caso: a decine di migliaia si sono mobilitati sulla Rete per fare a pezzi una studentessa cinese negli Stati Uniti che nel discorso di laurea all’università del Maryland aveva spiegato di essere venuta in America «per respirare aria pulita e non inquinata come in Cina» e per assaporare la «libertà». Pensava che fossero battute innocue, quasi uno scherzo per compiacere gli amici americani, invece ha ricevuto una valanga di insulti dai Piccoli Rosa. La campagna di denigrazione della giovane non patriottica, tale Shuping Yang, si è spinta tanto in là da scatenare quella che in Cina si chiama «caccia alla carne umana».
Caccia alla carne umana
Con «caccia alla carne umana» si intende la ricerca sul web da parte di migliaia di persone di prove sulla «depravazione» o la corruzione di questo o quel personaggio pubblico. Per punire la studentessa Shuping, il movimento Piccole Rosa ha cercato informazioni compromettenti anche sulla sua famiglia. Senza esito peraltro. L’unico dettaglio scoperto è che la studentessa viene da Kunming, bella città cinese nota per il bel clima e l’aria non inquinata. Quindi, Shuping non aveva motivo di andare in America «a respirare aria pura»: traditrice e calunniatrice, l’hanno definita i Piccoli Rosa. Shuping si è scusata pubblicamente con un post su Weibo, il Twitter cinese. Alla fine è intervenuto il ministero degli Esteri di Pechino per invitare alla moderazione il popolo del web. Stessa aggressione via web ha appena subito l’attrice Xu Daobao, che sul red carpet di Cannes ha indossato un vestito rosso con le stelle gialle della bandiera cinese: i Piccoli Rosa l’hanno accusata di averla «dissacrata».
In grande maggioranza donne
Uno studio della Peking University e dell’Accademia delle Scienze Sociali, think tank governativo, ha rilevato che questi cyber-patrioti sono in stragrande maggioranza patriote: per l’83 per cento sono ragazze tra i 18 e i 24 anni, le nuove Guardie Rosse, note come Piccole Rosa.
Era un blog letterario
Il nome Piccole Rosa deriva dall’origine: questo movimento cinese online partì una decina d’anni fa come gruppo di commento letterario di romanzetti d’amore e la sua pagina web ha ancora oggi come sfondo il rosa. I partecipanti si chiamarono tra di loro «xiao fenhong», piccoli rosa e discutevano di tutto, dalla cultura ai trend sociali. Una parte del movimento si è poi dedicata alla difesa dei valori patriottici e al nazionalismo.
Presenti anche all’estero
Una parte di Piccole Rosa vive all’estero e si mobilita anche in strada, quando arriva in visita Xi Jinping, per manifestare sostegno al presidente e fare da contraltare ai gruppi di contestatori e di dissidenti cinesi fuoriusciti. La grande maggioranza risiede in città di seconda e terza fascia della Cina, in provincia quindi, dove gli ideali conservatori e ultra-patriottici sono più radicati.
Campagna contro Lancôme
Questo movimento di Piccole Rosa ha preso di mira anche famosi registi cinesi colpevoli di aver scritturato attori taiwanesi indipendentisti e l’anno scorso organizzò un boicottaggio di Lancôme che aveva utilizzato come volto di una campagna pubblicitaria l’attrice di Hong Kong Denise Ho, sospettata di separatismo.
Affondate il nuotatore australiano
C’è stata anche un’incursione nel mondo dello sport. L’anno scorso, durante le Olimpiadi di Rio, l’australiano Mack Horton definì il famoso nuotatore cinese Sun Yang «un dopato». L’esercito dei Piccoli Rosa nazionalisti riempì la pagina Facebook del «canguro» di insulti irripetibili. In quell’occasione al fianco delle nuove Guardie Rosse del web scese in campo anche la stampa di Pechino: il Global Times, giornale del gruppo del Quotidiano del Popolo, definì l’Australia «carcere offshore, luogo ai confini della civiltà».
Corriere della Sera, 26 maggio 2017
English article, BBC News:
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