L’inganno di Expo 2015 spiegato in breve

Sulle reti Rai scorrono da settimane gli spot di presentazione di Expo, l’esposizione universale che si inaugurerà a Milano il 1° maggio 2015. Tema: il cibo. Slogan: nutrire il pianeta, energia per la vita. Le immagini, i suoni, le parole proposte anticipano un evento epocale. Le parole d’ordine sono quelle usate da decenni dalle forze ecologiste di tutto il pianeta: preservare le risorse naturali per le prossime generazioni, evitare gli sprechi, garantire a tutti il diritto a un cibo sano.

Finora Expo Milano 2015 è stata piuttosto l’occasione per rispolverare antichi vizi italiani: ritardi organizzativi, conflitti di interessi, corruzione. Con il recente convegno Expo delle Idee per la prima volta si è tentato di andare al cuore della questione, ma di idee per la verità se ne sono sentite poche e l’incontro preparatorio è parso simile a un altro gigantesco spot.

Ci sono tante contraddizioni che minano la credibilità di Expo. Pur lasciando perdere ciò che è accaduto finora (cantieri fermi, mazzette, avvisi di garanzia), attorno all’evento persistono un’enormità di interessi famelici. Papa Francesco è intervenuto dicendo che per risolvere davvero i problemi occorre “rinunciare all’autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria e agire anzitutto sulle cause strutturali della iniquità”. Come è possibile non essere d’accordo?

Peccato, però, che fin dal principio Expo 2015 è stata vissuta da chiunque come una ghiotta occasione di business. Per comprendere il clima che si è creato attorno alla manifestazione basta andare a vedere i titoli delle centinaia, migliaia di convegni e seminari rivolti a imprese e professionisti che si sono svolti negli ultimi anni. Basta chiacchierare con gli operatori per sapere quali sono state e sono tuttora le attese.

Non gliene frega niente a nessuno dei temi di Expo. La kermesse finora ha rappresentato unicamente un’altra chance per eternare proprio quelle dinamiche che generano speculazioni e ingiustizia. A mano a mano che l’inaugurazione si avvicina, cadono le maschere. Non ci saranno i posti di lavoro promessi, ma solo un esercito di “volunteer Expo”, ottimo viatico per una carriera di disoccupati e precari. Non ci saranno i contadini, i pescatori e gli allevatori che sono i veri custodi della terra (sempre il Pontefice ha detto “siate custodi e non padroni della terra), ma le multinazionali dell’agroindustria che strozzano i piccoli produttori e sottraggono spazi vitali alle popolazioni dei paesi più poveri.

Da qui a maggio gli spot saranno sempre più numerosi, lunghi e insistenti. Tutti i media partner di Expo cavalcheranno il fenomeno come in un crescendo rossiniano per convincerci che a Milano andrà in scena un evento di eccezionale potenza rivoluzionaria, dove l’ambiente, l’agricoltura e l’alimentazione saranno al centro dei pensieri e delle azioni. L’obiettivo finale si chiama Carta di Milano, un patto che la città lascerà al mondo per affrontare i nodi cruciali della sfida alimentare.

Quello a cui assisteremo in realtà sarà un pantagruelico banchetto universale. I posti sono già stati assegnati e i commensali saranno i soliti. Difficilmente sentirete parlare dei pescatori del Senegal aggrediti dalla concorrenza spietata dei pescherecci provenienti da Cina, Corea, Russia e molti Paesi Ue. Oppure dei contadini cambogiani che in meno di dieci anni si sono visti strappare il 70 percento dei terreni coltivabili da investitori privati stranieri. Peggio, magari ne sentirete parlare, tra un apericena offerto dalla multinazionale della chimica DuPont e una convention dal titolo Acqua Bene Comune sponsorizzato da Nestlè.

Perché Expo 2015 si presenta così, come una inconsistente propaganda del dire per non fare, un miscuglio surreale di sacro e profano. Non importa se per il proprio business si sfrutta la disinteressata opera di migliaia di volontari e per rafforzare la propria immagine si mina l’ingenuità di milioni di cittadini.

Non importa se saranno presenti attori impresentabili, gli stessi che sfruttano il suolo e le risorse naturali, erodono culture ed economie locali, spingono milioni di donne, uomini e bambini a migrare. Non importa. L’importante è esserci, apparire, sorridere, mostrare al mondo una realtà che non esiste.

Il malaffare e le speculazioni sull’area Rho-Pero si riveleranno solo briciole rispetto alle colossali contraddizioni che segneranno l’evento.

Autocelebrazioni, muscoli, esibizionismo e vanità, ecco quali saranno i veri protagonisti di Expo 2015.

Alla faccia degli umili e i poveri, delle disuguaglianze, degli sfruttati, della sobrietà e dell’ambiente.

Fonte: www.rivistanatura.com,13/02/2015

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