Lo squalo della Via della Seta il predatore cinese del mondo
Un recente rapporto di Sebastian Horn dell’Università di Monaco, Carmen M. Reinhart della Harvard’s Kennedy School e Christoph Trebesch dell’Istituto Kiel per l’economia mondiale sulla Via della Seta (Belt and Road)mostra l’entità del potere nascosto della Cina come creditore del mondo in via di sviluppo.
Questo studio si può scaricare afferma che la Via della Seta ha un unico obiettivo: “Spostare ad oriente il potere economico della Cina”. Il lavoro contiene un’analisi quantitativa per dimostrare che “ porterà la Cina al centro del potere economico. E i suoi partner (che ci hanno aderito ) li delegherà alla periferia”.
Rivela i massicci prestiti nascosti della Cina ai paesi poveri e sta facendo un vero e proprio atto predatorio. Mostra l’entità del potere nascosto della Cina come creditore in via di sviluppo.
I debiti cinesi di oltre 50 paesi in via di sviluppo rappresentano in media il 15% del loro PIL individuale.
La maggior parte del debito del paese in via di sviluppo verso la Cina è considerato “nascosto”. Gran parte di ciò che la Cina fa è sotto una velata cortina di segretezza, è stato difficile tenere traccia di come tutto il denaro scorre.
I ricercatori hanno scoperto che più della metà dei prestiti della Cina ai paesi in via di sviluppo è ciò che chiamano denaro “nascosto” . Non sono stati segnalati a nessuno dei fondi internazionali, come la Banca mondiale.
I prestiti della Cina per i paesi poveri sono principalmente per infrastrutture cruciali.
Da questa analisi emerge che , all’inizio del 2000 gli investimenti della Cina erano circa 500 miliardi di dollari una cifra insignificante, oggi si aggirano a 5 trilioni di dollari, Con queste cifre si comprende chiaramente che la Cina è il più grande creditore del pianeta. Per avere una più chiara della sua notevole importanza e dimensione è il doppio della Banca Mondiale e del Fondo monetario internazionale messi insieme.
L’ economista e autore del rapporto, Tresbesch, ha recentemente dichiarato in un’intervista alla tedesca Spiegel sulla pubblicazione dei risultati dello studio, che la compilazione di tutte le informazioni era come “una specie di archeologia economica”.Le loro informazioni provenivano da numerose banche dati del mondo finanziario, insieme ad alcuni documenti forniti dalla CIA.
Non è un segreto che la Cina vorrebbe mantenere questo tipo di informazioni nascoste dalla scena internazionale.
Gli oppositori delle pratiche di prestito segreto della Cina temono che Pechino si stia impegnando nella diplomazia del debito predatorio e stia usando la loro iniziativa Belt and Road in tutto il mondo per creare un nuovo tipo di colonialismo economico in Africa e in altre parti del mondo in via di sviluppo.
La Cina non è più un paese in via di sviluppo come ancora oggi viene considerato e gode di tutte le agevolazioni del caso ma è un fiorente mercato al consumo rafforzato in patria, la Cina sta ora indirizzando la propria influenza su vaste aree del mondo.
Una delle loro strategie è diventare il prestatore più coinvolto al mondo nei paesi poveri e in quei paesi che hanno bisogno di denaro.
Questo può essere problematico per una serie di motivi. I paesi che sottoscrivono questo accordo finiscono per indebitarsi gravemente con le politiche cinesi in vari modi, sia sul piano monetario che su quello culturale.
Un esempio all’estremità estrema dello spettro è Gibuti, il cui debito cinese è equivalente al 70 percento del PIL del paese. In media, i primi 50 dei mutuatari della Cina devono da qualche parte circa il 15 percento del loro PIL, che, tuttavia, su scala globale è piuttosto elevato.
Gli autori hanno anche scoperto che la Cina non ha mai divulgato ufficialmente alcun prestito all’Iran, al Venezuela o allo Zimbabwe, che in altri documenti è stato dimostrato che la Cina è un grande creditore.
Gran parte di questi prestiti non sono soggetti alle agenzie di rating del credito, poiché la maggior parte dei prestiti esteri cinesi proviene direttamente dal loro governo cioè dal Pcc.
Le pratiche di prestito della Cina assumono un’altra dinamica interessante, in quanto il paese sta prestando molto più che denaro: aiuta anche a costruire infrastrutture cruciali in questi paesi in via di sviluppo. In tal modo, la Cina esporta una buona dose della sua cultura e influenza.
Con gli insolventi cosa fa: tratta o meglio impone. Partendo da una posizione di dominio, detta le sue condizioni ed è difficile poi per lo Stato debitore potersi rifiutare. Un esempio: il governo cinese ha eliminato un’ingente porzione del debito che aveva in Tajikistan, in cambio di una parte di territorio conteso pari a 1158 km quadrati. Ha usato quindi la propria influenza strappando al debitore concessioni strategiche.
Un altro studio tratta di coloro che sono cascati in questa trappola del debito, prendendo a prestito dalla Cina, come si vorrebbe fare tramite la CCC (China Communications Construction Company), per il porto di Trieste.
Gli autori sono tre economisti di fama internazionale:Sebastian Hord della Ludwig Maximilian di Monaco,Carmen Reinhartdi Harvard, e Christoph Trebesch. Il CEPR Discussion Paper No. DP 13807. Sulla base di 1974 prestiti della Cina a aziende e Paesi stranieri e anche di 2947 doni a 152 Paesi nell’arco di tempo 1949-2017. Ne risulta un quadro agghiacciante di usura e di volontà, anche tramite i doni, di impossessarsi di risorse altrui. (fonte.formiche.net,23/10/2019)
Ma anche in Africa gli investimenti assumono la forma di prestiti in cambio dello sviluppo delle infrastrutture. Spesso aziende e cittadini cinesi raccolgono i benefici e i profitti di questi grandi progetti. Mentre molti africani accolgono con favore gli investimenti necessari nei loro paesi, ma non è molto chiaro in che modo usufruiscono di questi benefici.
Un grosso problema che molti paesi stanno affrontando è che quasi l’intero carico del debito del loro paese proviene dalla Cina.
Ad esempio, dei 50 miliardi di dollari del Kenya in debito, oltre il 72 percento proviene dalla Cina.
In Senegal, autostrade, parchi industriali e altri importanti progetti di sviluppo per un Paese funzionante sono tutti finanziati da grandi e rischiosi prestiti cinesi.
Ancora una volta, gran parte di questo valore risale alla Cina.
Non lo stanno facendo per motivi umanitari. I cinesi si aspettano un ritorno di capitale e culturale.
Tim Wegenast, che ha scritto un rapporto sull’estrazione mineraria cinese in Africa afferma:
“È più o meno sicuro affermare che le aziende cinesi impiegano meno manodopera locale rispetto ad altre aziende perché coinvolgono molti lavoratori cinesi e, quando sviluppano infrastrutture locali, offrono ai paesi prestiti che vengono utilizzati per pagarlo, che è quindi costruito da società cinesi e manodopera cinese “.
Anche in Europa Pechino ha messo le mani sul porto del Pireo. In Grecia e sulla nuova autostrada in costruzione in Serbia. In Turchia, che aveva rifiutato l’aiuto dell’Fmi, Infatti è recente la notizia che Erdogan ha ricevuto una montagna di denaro dalla Cina. Molti porti europei sono stati conquistati dalla Cina.
Nel marzo di quest’anno Xi Jinping durante la sua visita in Italia, ha firmato un accordo di intesa sulla Via della Seta. Vale 2.5 miliardi con un potenziale di 20.
Uno dei principali sostenitori italiani al progetto è stato Michele Geraci, sottosegretario allo Sviluppo economico e il ministero di Luigi Di Maio.
Michele Geraci,quando non era ancora al ministero ma era solo un esperto di economia avanzava molti dubbi sugli investimenti cinesi in Italia. «I loro investimenti non portano alcun valore alla nostra economia» diceva.
L’espansione cinese in Italia non si ferma. Non si stanno comprando solo le aziende. Si stanno comprando palazzi, attività commerciali, vigneti, castelli, un’infinità di bar. Ormai molti centri storici sono nelle loro mani.
Ecco alcuni esempi: il palazzo della ex Zecca di Stato a Roma,il palazzo di Raul Gardini a Ravenna, Il palazzo del Ballo del Doge a Venezia, yacht Ferretti, la casa di moda Krizia, Pirelli, Moto Morini,La Emarc, società torinese che produce componenti per le più importanti case automobilistiche,La Esaote, leader nel settore delle apparecchiature biomedicali, anche la Newchem e Effechem, milanesi specializzate in farmaceutica, o Cmd, che produce motori marini turbodiesel.. Senza contare, naturalmente, le sostanziose partecipazioni cinesi in Snam, Terna, Ansaldo Energia e le quote delle banche, Eni ed Enel… Ed ora si sta insediando in molti porti d’Italia
Sempre il paese del dragone. Uno squalo predatore del mondo, affamato di potere e risorse naturali globali
L’Italia importa dalla Cina il triplo di più di quanto esporta. Ma bisogna pensare che l’Italia ha poco più di 60 milioni di abitanti, la Cina ne ha più di 1 miliardo. E’ logico pensare che questo rapporto dovrebbe essere inverso.
Una cosa è certa che l’espansione cinese non può essere fermata, si dovrebbe pretendere l’introduzione di un sistema basato sul principio di reciprocità. E’ illogico sostenere la creazione di un progetto come la Nuova via della Seta, se le merci prodotte in Europa vengono sottoposte a controlli piú severi e restrittivi rispetto a quelle prodotte in Cina. E’ indispensabile prima riscrivere le regole ed eliminare tutti gli elementi di distorsione del mercato, perché la strada che sta preparando la Cina è a senso unico e non a doppio senso.
Gianni Da Valle, responsabile Arcipelago Laogai: in memoria di Harry Wu,30/10/2019
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