Manifestante in topless ‘scompare’ a Pechino dopo aver protestato in solitaria contro la corruzione governativa
Le autorità della capitale cinese hanno arrestato una donna che ha protestato pubblicamente in topless contro la corruzione dei funzionari governativi.
Luo Mingfeng, della città di Dongtai, nel Jiangsu, è stata arrestata dopo essersi denudata il petto a Pechino, mostrando un cartello che protestava contro la presunta corruzione finanziaria dei delegati del congresso provinciale di Liaoning.
Dall’inizio di agosto aveva organizzato la stessa protesta fuori dalla televisione statale China Central (CCTV), dalle università di Qinghua e Renmin e dagli uffici reclamo del dipartimento di polizia di Pechino e dal gabinetto cinese, il Consiglio di Stato.
Suo marito Mou Lin ha raccontato che Luo stava accusando un funzionario del porto di Liaoning nella città di Dalian, tal Wang Qingzhou, di averle rubato circa 16 milioni di yuan (2,4 milioni di dollari Usa).
“Mia moglie è stata arrestata dopo essersi tolta i vestiti, e mostrando un cartello contro Wang Qingzhou, e ora è stata rinchiusa, non so per quanto”. “Non so se si trovi nel Centro di Detenzione di Dongcheng o altrove. Non so nulla”.
“La polizia non mi ha detto niente.”
Un ufficiale che ha risposto al telefono della stazione di polizia di Jianguo, nel distretto di Dongcheng a Pechino, ha rifiutato di commentare la situazione di Luo.
Una compagna di proteste a Pechino ha affermato che le manifestazioni come quella di Luo stanno diventando sempre più comuni nella capitale, con sempre più manifestanti arrestati per aver provato a rendere pubbliche le proprie rimostranze.
“Potrebbe essere che la polizia di Pechino rifiuti di rilasciare una notifica ufficiale [di detenzione], ma è anche possibile che l’abbiano riportata in una stazione di polizia della sua città natale e che siano loro che non stiano informando la famiglia”.
Mou ha detto che Wang li ha derubati mentre gestivano una società di materiali da costruzione nel Jiangsu e che la coppia gli aveva già fatto causa, ricevendo una compensazione di tre milioni di yuan (US $ 450.450).
Ha aggiunto che Luo non voleva fermarsi lì, perché Wang aveva continuato a mantenere la sua posizione di delegato al Congresso popolare provinciale.
Ha informato che la coppia è già stata rinchiusa cinque volte nel centro di detenzione Xicheng di Pechino per un mese alla volta, dove sono stati trattenuti senza alcuna documentazione ufficiale.
Donne vulnerabili
Molti manifestanti si lamentano di botte, di detenzioni illegali nelle “prigioni nere” o nei “centri di studi legali” e altre forme di molestie ufficiali dopo esser tornati a casa; intanto sono emerse testimonianze di manifestanti che muoiono in viaggio mentre sono in custodia della polizia o dei celerini.
Le donne sono particolarmente vulnerabili non appena restano impigliate nella rete del regime di “stabilità” cinese.
Ad aprile le autorità della provincia centrale di Hubei hanno picchiato una donna che manifestava contro l’amministrazione locale contro lo sfratto coatto dalla sua casa di una vita.
A gennaio le dimostranti Wang Shetao e Li Xiaocui, del villaggio di Liangzhai nel Luoyang, sono state bruciate a morte in torbide circostanze, secondo i media ufficiali dopo che è divampato un incendio in una stazione di polizia.
Più avanti nello stesso mese, la manifestante di Heilongjiang, Li Naiqiu, ha detto che è stata catturata da celerini provenienti dalla città di Taihe, e picchiata selvaggiamente mentre veniva riportata nella sua città natale dal centro di detenzione ufficioso di Majialou, il 22 gennaio.
Non sono rare nemmeno le morti e le “sparizioni” nei centri di detenzione non ufficiali, o “prigioni nere”, ma le prove dei misfatti della polizia sono difficili da recuperare, poichè normalmente le autorità non permettono autopsie indipendenti.
Traduzione di Andrea Sinnove, LRF Italia onlus
Fonte: Radio Free Asia, 23 agosto 2017
English article: Radio Free Asia, Topless Protester ‘Disappears’ in Beijing After Solo Protest Over Official Corruption
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