MANTOVA: operai schiavi in un laboratorio cinese scoperto dalla polizia locale.
Ispezione della polizia locale a Mantova: i lavoratori cinesi vivevano e assemblavano borse griffate in un magazzino sull’Ostigliese di Igor Cipollina. Compressi come formiche operaie, assuefatti a vivere e sgobbare in pochi metri quadrati. Il laboratorio accanto alla cucina accanto ai bagni accanto alla stanza da letto, il giorno che inciampa nella notte che rotola nel giorno successivo.
Tanta spazzatura. Così nel magazzino abusivo scoperto martedì dalla polizia locale lungo l’Ostigliese al civico 8/E. E di Empoli, in quella Toscana da dove arrivano alcuni dei venti cinesi compressi nel laboratorio mantovano. Gli altri si sono spostati dal Veneto e il titolare risulta residente in città. A riprova che Chinatown è puntiforme e la delocalizzazione è a chilometro zero.
Al lordo di verifiche ulteriori, in via Ostiglia si assemblavano borse d’alta moda, non roba tarocca: probabilmente a Mantova era agganciato l’ultimo anello di una lunga catena di subappalti delle griffe. Uno dei tanti ultimi anelli tra le pieghe del Belpaese dalla faccia brutta. Impegnati in un progetto regionale di prevenzione e contrasto del fenomeno del caporalato, gli agenti della polizia edilizia e del gruppo operativo sono arrivati in via Ostiglia incrociando le segnalazioni dei vigili di quartiere con i dati dello Sportello unico. Perché aprissero hanno dovuto bussare due volte: la prima al mattino, accompagnati da carabinieri del nucleo Ispettorato del lavoro, la seconda nel pomeriggio, insieme a una pattuglia di finanzieri.
Al mattino gli operai cinesi dormivano tutti, arresi alla stanchezza di un lavoro indifferente all’alternanza luce-buio. Nel pomeriggio gli agenti della polizia locale si sono trovati di fronte una situazione precaria (per dirla con un eufemismo morbido): osservando le foto sono i dettagli a colpire, il ventilatore puntato verso i letti, le tapparelle sigillate, le macchie di fumo in cucina, la trama di fili elettrici che pendono dalle pareti, i bagni cariati dalla muffa, i sacchi neri di spazzatura ammucchiati nel cortile interno sotto una tettoia. A contarli si arriva a cento.
Altro che raccolta differenziata. Le indagini sulla posizione lavorativa dei venti operai spettano a carabineri e fiamme gialle, intanto la polizia locale ha ordinato l’immediata cessazione dell’attività perché il laboratorio di sartoria non è autorizzato. E sono 1.032 euro di sanzione. Non solo, la destinazione d’uso dell’immobile è stata forzata, in via Ostiglia 8/E possono esserci soltanto uffici, e la situazione igienico sanitaria è talmente compromessa da violare abbondantemente il regolamento comunale. E poi c’è la grana dei sacchi di rifiuti accatastati in cortile. Morale, i provvedimenti si moltiplicheranno.
Quello che le foto non riescono a raccontare è lo sguardo smarrito degli operai, uomini e donne tra i 27 e 40 anni, che ancora non hanno capito perché da quattro giorni non si lavora più.
Gazzetta di Mantova, 13/06/2015
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