Nomisma aiuterà la Cina a investire nelle nostre Pmi
La China Development Bank Securities ha scelto Nomisma come consulente esclusivo per gli investimenti in Europa. Il centro di ricerca bolognese, che alla tradizionale attività analitica affianca anche il counselling strategico e operativo, dovrà aiutare la banca a trovare buone occasioni nel manifatturiero. Il primo obiettivo è il Made in Italy nel senso più hard. L’agrindustria, la componentistica auto, la meccanica, le macchine per la lavorazione del legno, il tessile. Tutto quanto contenga marchi, tecnologie, innovazione di processo. Il secondo obiettivo è l’Europa. La China Development Bank Securities è una controllata della China Development Bank, la policy bank usata dalle tecnostrutture del governo per finanziare le grandi opere e per fare crescere un tessuto produttivo autonomo rispetto ai Kombinat industriali a controllo semi-pubblico che ancora rappresentano l’ossatura dell’economia cinese. E, per questo, i vertici della banca cercano di operare a favore della sua internazionalizzazione. Una missione che risponde a precise linee politiche. Non a caso, il presidente della capogruppo è Chen Yuan, figlio di uno degli “otto immortali” protagonisti della Lunga Marcia guidata da Mao Tse Tung. E non è un caso che i cinesi abbiano scelto Nomisma per muoversi su un mercato complesso come quello europeo. «Ci sono delle precise ragioni personali, culturali e politiche – spiega Pietro Modiano, presidente di Nomisma – Gao Jian, il numero due del gruppo finanziario cinese e principale fautore delle security di Stato in Cina, ha vissuto a Milano nei primi anni Settanta, quando la FinAfrica della Cariplo del banchiere cattolico Giordano Dell’Amore portava in Italia i giovani talenti dell’allora Terzo Mondo». C’è, però, anche un più recente duplice motivo politico-finanziario. Gao Jian è membro del consiglio di amministrazione del Mandarin Fund, il fondo istituito nel 2006, durante il governo di Romano Prodi (fondatore nel 1981 di Nomisma) e anche con i capitali italiani di Intesa Sanpaolo, di cui Pietro Modiano è stato manager. «Il problema della fiducia reciproca è fondamentale con i cinesi – riflette Modiano – e l’Europa, per loro, non è un mercato semplice. È il solo in cui, quest’anno, i loro investimenti diretti sono diminuiti, a differenza di quanto sta accadendo altrove». Già in questi primi giorni gli analisti di Nomisma si sono messi al lavoro per selezionare alcune iniziative da sottoporre ai dirigenti di China Development Bank Securities. A Pechino Nomisma si appoggia a una piccola struttura guidata da Carlo Gioja, un ex dirigente del San Paolo che è in Cina da una decina di anni. A sua volta la China Development Bank Securities vaglia le proposte italiane ed europee per conto di fondi di investimento, di investitori privati e di gruppi industriali cinesi. «La ratio strategica di questo accordo – dice Modiano – sta nella concezione che il governo e la finanza di Pechino hanno dell’Italia. Considerano il nostro Paese come una porta di ingresso sull’Europa in termini di investimenti e come una piattaforma logistica proiettata sull’Africa, che oggi per loro è fondamentale». Per questa ragione i settori su cui viene focalizzata l’attenzione dei capitali cinesi riguarda pure la logistica e i trasporti italiani. «Anche se – aggiunge Modiano – il primo interesse riguarda i marchi, le tecnologie, i processi. In questo senso la strategia della banca è perfettamente coerente con l’ultimo piano quinquennale, che appunto indica in queste alcune priorità». Nella loro poderosa industrializzazione, per i cinesi è diventato essenziale acquisire quel mix di tecnologie mature e di abilità tecniche tipiche del nostro capitalismo manifatturiero. Due esempi: nella componentistica dell’automotive spicca il tratto saliente dell’economicità finale rispetto ai competitor tedeschi e nell’agroalimentare la capacità di conciliare l’industrializzazione dei prodotti con le tecnologie dell’igiene.
Paolo Bricco
Fonte: Il Sole 24 Ore, 19 ottobre 2011
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