Nuovo rapporto Amnesty International 2015/2016. Diritti umani peggiorati. Cina ha intensificato i soprusi.

Nella giornata di ieri è uscito l’ultimo rapporto 2015/2016 dell’Amnesty International sulla situazione dei diritti umani nel mondo. Ne emerge un quadro molto preoccupante. Si sono infatti intensificate le violazioni dei diritti umani.

Amnesty report 2015/2016 the situation of human rights in the world

Riportiamo un estratto di questo rapporto e in particolare quello relativo alla Cina. Le notizie diffuse dalla Laogai Research Foundation Italia ONLUS ne sono una palese e corretta testimonianza. Nonostante i nuovi regolamenti tanto pubblicizzati a favore della dignità umana, il PCC ha non solo mantenuto gli atteggiamenti criminali verso gli individui ma sono stati ancora intensificati. Tutto questo avviene sotto gli occhi volutamente ciechi dei governi che hanno fatto prevaricare gli interessi sulla dignità umana e la sofferenza.

Rapporto Amnesty International 2015/2016

Milioni di persone si sono messe in cammino per sfuggire a conflitti e repressione. Alla richiesta di aiuto e protezione, i governi hanno reagito alzando barriere e mettendo in primo piano gli interessi egoistici nazionali.

Le misure adottate per far fronte alla minaccia terroristica hanno stretto sempre di più le maglie della sorveglianza, mettendo a rischio i diritti di molti cittadini. I diritti umani sono stati dipinti come una minaccia alla sicurezza invece di essere considerati come l’unico antidoto al terrore e alla paura.

Le sfide per l’umanità non sono mai state così grandi e il sistema internazionale si è rivelato incapace di affrontarle. I segnali di speranza sono stati il risultato dell’attivismo della società civile e dei difensori dei diritti umani.

Cina

Sono state redatte o emanate varie nuove leggi incentrate sulla sicurezza nazionale, che rappresentavano gravi pericoli per i diritti umani. Il governo ha lanciato una massiccia repressione in tutto il paese contro gli avvocati per i diritti umani. Altri attivisti e difensori dei diritti umani hanno continuato a essere sistematicamente vittime di molestie e intimidazioni.

Cinque attiviste per i diritti delle donne sono state arrestate per aver pianificato una celebrazione per la Giornata internazionale della donna, con una campagna contro le molestie sessuali. Le autorità hanno intensificato i controlli su Internet, i mezzi di informazione di massa e il mondo accademico. Sono aumentate le “confessioni” trasmesse in televisione di persone critiche verso le autorità, arrestate in attesa d’indagine.

La libertà di religione ha continuato a essere sistematicamente repressa. Il governo ha proseguito la campagna per demolire le chiese e rimuovere le croci cristiane nella provincia di Zhejiang. Nella regione autonoma dello Xinjiang uiguro, a maggioranza musulmana, il governo regionale ha emanato nuovi regolamenti per rafforzare i controlli sulle questioni religiose e vietare la pratica di ogni culto non autorizzato. Il governo ha mantenuto ampi controlli sui monasteri buddisti tibetani. Il Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura ha criticato la mancata attuazione delle sue precedenti raccomandazioni.

TORTURA E ALTRI MALTRATTAMENTI

Tortura e altri maltrattamenti sono rimasti diffusi durante la detenzione e gli interrogatori, in gran parte a causa di carenze nel diritto interno, problemi strutturali del sistema giudiziario penale e difficoltà ad applicare regole e procedure a fronte di pratiche consolidate. L’avvocato Yu Wensheng è stato torturato durante la detenzione da ottobre 2014 a gennaio 2015, nel centro di detenzione di Daxing, a Pechino. È stato interrogato da 15 a 16 ore al giorno, mentre era seduto su una rigida sedia di contenzione, ammanettato per lunghi periodi e privato del sonno.

I detenuti con problemi di salute si sono visti negare o non hanno potuto accedere a cure mediche adeguate. È il caso, tra gli altri, di Gao Yu e Su Changlan, quest’ultima importante attivista per i diritti delle donne rimasta in detenzione per tutto l’anno, dopo essere stata arrestata nell’ottobre 2014 per aver appoggiato le proteste filo-democratiche a Hong Kong. Zhou Jinjuan, un donna di 84 anni vittima di sgombero forzato che aveva cercato di ottenere un risarcimento a Pechino recandosi negli uffici del governo, è stata arrestata ad agosto e rinchiusa in una struttura di detenzione non ufficiale per più di una settimana senza le necessarie cure mediche, circostanza che ha contribuito a farle perdere la vista da un occhio.

Il 18 giugno, mentre stava parlando in un’aula della corte distrettuale di Dongchangfu, a Liaocheng City, nella provincia di Shandong, l’avvocato Wang Quanzhang, difensore di diversi seguaci del Falun Gong, è stato interrotto dal giudice ed espulso dall’aula per “turbamento dell’ordine del tribunale”. Wang Quanzhang ha raccontato che gli agenti della polizia giudiziaria lo hanno trascinato in un’altra stanza e picchiato. A dicembre, il Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura ha reiterato le sue raccomandazioni sulle garanzie giuridiche per prevenire la tortura e ha segnalato molestie ai danni di avvocati, difensori dei diritti umani e ricorrenti, oltre alla mancanza di informazioni statistiche sulla tortura. Ha anche esortato le autorità a smettere di sanzionare gli avvocati per aver agito in conformità ai doveri professionali riconosciuti, nonché ad abrogare le disposizioni di legge che permettevano de facto la detenzione in incommunicado attraverso la formula della “sorveglianza residenziale in una località designata”.

PENA DI MORTE

Le modifiche alla legge penale entrate in vigore a novembre hanno ridotto il numero dei reati punibili con la morte da 55 a 469. I mezzi d’informazione statali hanno precisato che, seppure i nove reati erano stati usati solo raramente e la loro cancellazione avrebbe avuto un piccolo impatto sulla riduzione del numero di esecuzioni, questa decisione era in linea con la politica del governo di “uccidere meno, uccidere con maggior prudenza”. Tuttavia, le modifiche alla legge non hanno comunque portato il diritto penale in linea con i requisiti previsti dal diritto internazionale e con gli standard sull’uso della pena di morte. I dati sulla pena capitale hanno continuato a essere classificati come segreti di stato.

Laogai Research Foundation Italia ONLUS, 25/02/2016

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