Controllo demografico e demografia del conflitto
Politica del figlio unico in Cina
Gli utili idioti che hanno fatto circolare la “notizia”della fine della politica del figlio unico in Cina probabilmente non avevano nemmeno letto gli articoli pubblicati nei giorni scorsi dalla stampa di regime.Infatti l’annuncio fatto dalle autorità di Shanghai ,e male interpretato dai nostri sedicenti sinologi, semplicemente richiamava la validità di norme da tempo in vigore.
Gang of Shanghai
E’ pur vero che la città , gestita da un clan ostile alla banda di Hu Jintao ,ogni tanto si prende la libertà di “interpretare”i decreti imperiali per adeguarli alle esigenze di sviluppo della fiorente economia locale.
Ma non in questo caso.
La gang che controlla Shanghai ,preoccupata per un tasso di crescita della popolazione che rischia di compromettere i suoi traffici,si è semplicemente limitata a ricordare alle coppie formate da figli unici che possono,da sempre, avere due figli.
Nulla di più.
Il Partito Comunista Cinese non ha, al momento, nessuna intenzione di concedere deroghe alle rigide norme che regolano la crescita demografica dell’impero.
Al contrario intende applicarle con maggior rigore in quelle colonie dove nel corso degli ultimi mesi si sono verificati episodi di aperta ribellione al potere centrale.
Il regime non intende infatti privarsi di uno strumento che utilmente integra la pulizia etnica in corso in Tibet e in Turkestan Orientale.
Non per nulla negli ultimi mesi nei territori occupati si è registrato un incremento delle sterilizzazioni e degli aborti ,forzati,sino all’ottavo mese di gravidanza.
Il ratto delle uyghure
La politica del figlio unico ha prodotto effetti devastanti e la Repubblica Popolare Cinese è oggi l’unico paese al mondo ad avere una popolazione maschile che supera di gran lunga quella femminile.
Il Partito comunista con i suoi deliranti proclami non ha fatto altro che accentuare la secolare ,triste,tendenza a privilegiare il nascituro maschio e a farne le spese sono state le bambine che ,a milioni,sono state uccise nella culla per non superare la “quota” assegnata dal partito.
Una recente indagine condotta dall’Università di Pechino certifica che nei prossimi anni soltanto un giovane han su due troverà moglie e quest’incubo ormai turba i sonni di una intera generazione che rischia di non potersi creare una famiglia e non avere quindi discendenti.
E solo chi conosce la cultura e le tradizioni cinesi può davvero comprendere questo dramma.
Negli ultimi anni si sono già registrati migliaia di casi di rapimenti a “scopo di matrimonio”.
E’ nato persino un fiorente traffico di adolescenti ,nella maggior parte rifugiate provenienti dalla Korea del Nord,vendute a caro prezzo a giovani han che non intendevano rassegnarsi al celibato.
Anche le giovani uyghure deportate nelle fabbriche del sud della Cina dovrebbero
“nobilitarsi”andando in spose a giovani han.
Guerra , sola igiene del mondo
Ma se rapimenti e deportazioni non basteranno a colmare il deficit gli specialisti hanno già pronta la ricetta : una guerra convenzionale nella quale qualche milione di giovani maschi han potrebbe ,sperano loro, perdere la vita.
Questo è infatti uno degli scenari prospettati dai demografi ai quali il partito comunista ha commissionato una ricerca sui provvedimenti da adottare per riequilibrare una situazione ormai insostenibile per l’intero paese.
Semplice e tragico!
Claudio Tecchio
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