CINA: più di 3000 volontari per eliminare la libertà di espressione sul web
Non si arresta e anzi si autoalimenta la macchina repressiva del regime comunista cinese, il quale ha appena affermato che il numero dei volontari per il controllo della rete è arrivato a 3000 soggetti pronti ad agire come fossero “i suoi occhi e le sue orecchie”.
Si tratta principalmente di giovani che vanno a formare un’organizzazione di sicurezza di tipo civile. Si stima che quest’ultima abbia aiutato la polizia a scovare più di 15.000 operazioni ritenute illegali dalla legislazione cinese. I crimini includono reati quali: frode, prostituzione, scommesse, pornografia e traffici di droga, così come la diffusione di false informazioni. Non stupisce dunque che, lo scorso anno, la polizia di Beijing abbia cancellato più di 200.000 post illegali e chiuso più di 9.000 account.
Tuttavia è importante notare che molto probabilmente tale apparato si avvale di un numero più elevato di volontari. Ciò che sconvolge maggiormente però lo si è appreso grazie alla sottrazione illegale, avvenuta lo scorso anno, di alcuni documenti provenienti dai computer della sezione giovanile del partito. Tali documenti attestano che l’organo è deputato inoltre ad acquisire informazioni sull’opinione pubblica circa argomenti ritenuti sensibili dal partito ed obbligato a segnalare gli oppositori come soggetti sovversivi.
Allo stesso tempo sono incaricati di eliminare i post giudicati politicamente scorretti o illegali, nonché di creare filtri, attraverso parole chiave, al fine di bloccare le ricerche inerenti a tali contenuti.
Ma i volontari non sono gli unici ad intraprendere questa certosina pratica di repressione, persino le università e altre istituzioni hanno assunto i propri studenti come “poliziotti del web”.
Secondo l’attivista Xu l’obiettivo è quello di spaventare la popolazione e di impedire la libertà di espressione, piuttosto che trovare una soluzione al problema delle attività ritenute comunemente illegali.
Non potendo detenere tutti sembra si stia cercando di applicare un sistema atto a “punirne uno per educarne 100”. Ciò non accade ovviamente con tutti, ma con coloro che hanno espresso un’opinione contraria protraendo l’atteggiamento nel tempo.
“E ‘come avere una spada appesa sopra la testa, non hai mai sa quando qualcuno gli segnalerà”, afferma l’attivista Ye Du.
Per quanto concerne le finalità repressive si possono già notare notevoli “risultati”, tuttavia la popolazione sente di vivere un profondo malcontento.
Secondo i media ufficiali, internet sta diventando un campo di una battaglia ideologica. Non è un caso che, dal 2012, anno in cui si è assistito al passaggio di potere del presidente Xi Jinping, il partito abbia iniziato a parlare di attacchi ideologici da parte delle forze occidentali. Il fine di questi ultimi sarebbe di minare il potere del partito facendo leva su concetti quali “diritti umani” e democrazia”.
Radio Free Asia,14/01/2016
Traduzione di M.R. Laogai Research Foundation Italia ONLUS
English article,Radio Free Asia:
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