Politica figlio unico: la LRF Italia esprime il suo dissenso sull’articolo pubblicato da “l’Avvenire” domenica 8 gennaio 2017

L’articolo è apparso sul quotidiano on line “l’Avvenire” di domenica 8 gennaio 2017 e tratta le problematiche relative alla politica del figlio unico. Francesca Romana Poleggi, del consiglio direttivo della Laogai Research Foundation Italia ONLUS, esperta di legge repressiva sulla pianificazione familiare, sterilizzazioni e aborti forzati in Cina, invia al quotidiano cattolico qualche nota di disappunto.
Ha curato l’edizione italiana del dossier di Harry Wu, Strage di Innocenti, la politica del figlio unico in Cina, edito da Guerini.

Testo integrale della lettera inviata al quotidiano “l’Avvenire”

Rimango perplessa nel leggere l’articolo di Luca Miele su L’Avvenire di domenica 8 gennaio 2017

“La nuova Lunga marcia. Il «figlio unico» è ormai storia. In Cina si riempiono le culle. L’inversione della tendenza demografica è arrivata dopo il cambio sulla politica di contenimento delle nascite Sono le grandi città a guidare la “riscossa”.

Chissà, forse il giornale della CEI, per motivi diplomatici, vuole assumere un atteggiamento accomodante e di apertura nei confronti del regime dittatoriale del Partito Comunista Cinese. Forse, chissà, qualche notizia positiva sulle politiche demografiche cinesi, può servire a limitare la persecuzione che ancora colpisce spietata i Cattolici non allineati alla “chiesa” organizzata, gestita e guidata dal Governo di Pechino…

O forse, l’ottimo giornalista autore del pezzo è stato fuorviato dagli organi di informazione del Partito che - come in ogni dittatura che si rispetti - sono abilissimi nel settore della propaganda.

E siccome non voglio presumere d’esser depositaria della verità, mi limito a fornire le informazioni che giungono da fonti non filo-governative (gente che in Cina rischia di finire per un tempo imprecisato e senza regolare processo in un laogai, cioè in lager, un campo di concentramento, tal quale - anzi peggio - di Dakau &co.). Dissidenti che riescono a far arrivare notizie alla Laogai Research Foundation a Washington o in Italia, ad AsiaNews, a Women’s Rights Without Frontiers, a China Aid…

I Lettori hanno diritto a conoscere un’altra versione dei fatti. Sta allo spirito critico di ciascuno, poi, approfondire, verificare e farsi un’opinione propria.

E’ vero che in Cina c’è una crisi demografica paurosa. Il Paese invecchia, mancano i giovani (che lavorano e quindi producono PIL), visto lo sterminio di bambini che dura da più di 30 anni, mancano le donne (perché gli aborti sono tremendamente sesso -selettivi) tanto che qualche consulente governativo aveva anche proposto di consentire la poliandria. È vero, quindi, che hanno trasformato la politica del figlio unico nella politica dei due figli.

Che questa già abbia dato i frutti sperati a livello di inversione della tendenza demografica lo riporta Avvenire, sulla base dei dati forniti dalla National Health and Family Planning Commission (Nhfpc). Altri dati non sono così incoraggianti, perché la gente è stata “rieducata” a non far figli. Come scriveva Liu Xiaobo, premio Nobel per la pace 2010, colpevole d’aver chiesto un po’ di democrazia e che perciò è tuttora rinchiuso in un laogai, le nuove generazioni dei Cinesi, sono figli unici viziati ed egoisti, cresciuti con la convinzione che l’unico scopo della vita sia arricchirsi e che far figli sia indecente, inconveniente e indecoroso.

Comunque, poniamo che i dati forniti dalla Commissione governativa siano corretti (a volte nelle dittature i funzionari cui è stato assegnato un compito devono dire d’averlo assolto a costo di finir male. Ma facciamo che questo non sia il caso).

Quello che Avvenire trascura, e che la propaganda cinese vuol far dimenticare ai Paesi Occidentali (che sono sempre più necessari a Pechino per il mercato di prodotti che dentro la Cina non ha sufficiente domanda, perché la maggioranza dei Cinesi, tuttora, è povera), è che la politica demografica del regime è ancora una politica coercitiva.

In Cina si possono far due figli? Sì, ma per ciascun figlio ci vuole il permesso scritto del Governo. E se per caso qualcuno volesse farne un terzo? È ancora oggi una drammatica realtà: aborto forzato, pena la perdita del lavoro e sanzioni economiche di portata assolutamente insostenibile (multe che equivalgono a diversi anni di stipendio dei multati).

Francesca Romana Poleggi, LRF Italia ONLUS e Direttore Editoriale Provita, 12/01/2017

 

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