Rapporto IPD: la Cina sta reprimendo i soldati uiguri che stanno fuggendo dalla guerra

La Cina sta reprimendo gli uiguri che cercano di stabilirsi in Asia centrale dopo essere fuggiti dall’Iraq e dalla Siria devastati dalla guerra. Sta anche cercando di impedire che la diaspora uigura sia divulgata.

Secondo un rapporto pubblicato da International Policy Digest (IPD), Pechino sta facendo pressioni in diversi paesi tra cui la Francia, Australia, Stati Uniti, Egitto, Malesia, Vietnam e Tailandia per detenere gli uiguri o rimandarli in Cina.

Un altro passo che la Cina sta prendendo, secondo il rapporto dell’IPD, è quello di impedire ai sospetti combattenti uiguri di riorganizzarsi nel corridoio di Wakhan, una striscia stretta lunga 76 chilometri situata lungo il confine tra Afghanistan e Cina.

Si stima che tra 5.000 e 10.000 combattenti uiguri provenienti da diverse zone del conflitti si trovassero in Iraq e in Siria non molto tempo fa, e voci riportano che ora facciano ritorno nella provincia dello Xinjiang in Cina e in altre parti dell’Asia centrale e in Afghanistan.

Un combattente uiguro ha detto recentemente che si trovavano in Siria per essere addestrati all’uso delle armi per poi far ritorno in Cina.

Un recente rapporto pubblicato dall’Istituto per lo studio della guerra, ha detto che l’Afghanistan sta di nuovo emergendo come “un rifugio sicuro per le trame terroristiche”, e le persone che vivono nel Corridoio di Wakhan hanno affermato di aver visto pattuglie militari cinesi-afgane congiunte nell’area, apparentemente per contrastare una possibile minaccia uigura.

È stato anche riferito che gli uiguri di ritorno dall’Australia, dall’Egitto e dagli Stati Uniti sono stati arrestati ed altri sono scomparsi, e le loro famiglie vengono perseguitate.

Il rapporto IPD afferma che nella provincia dello Xinjiang, gli uiguri sono stati rinchiusi in campi di rieducazione senza un processo formale tramite il programma di sorveglianza pubblica più incisiva e repressiva del mondo.

Il sistema di sorveglianza è costituito da telecamere installate su strade dotate di software di riconoscimento facciale e un database del DNA che includerà tutti i residenti nella provincia.

Il database classifica gli uiguri come “sicuri” o “non sicuri”. Inoltre, sono stati segnalati lettori di identificazione installati nelle fermate degli autobus, nelle stazioni ferroviarie e nei centri commerciali per impedire l’ingresso di quelli ritenuti non sicuri.

Le autorità cinesi hanno aggiunto “l’interesse per i viaggi all’estero” come una delle ragioni per cui si detengono gli uiguri “non sicuri” e per poi inviarli ai campi di rieducazione.

La campagna della Cina per frenare l’emergere di un’effettiva diaspora uigura è considerata una misura che non consente loro di seguire l’esempio dei tibetani residenti all’estero, che insieme al Dalai Lama hanno creato un processo di sensibilizzazione.

Traduzione Laogai Research Foundation Italia Onlus


Fonte: Business Standard, 10/04/2018

English article, BS: China cracking down on ‘violent’ Uyghur fighters: Report

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