Scandalo Affittopoli: Nelle case pubbliche anche cinesi e sindacalisti
Spuntano sindacalisti e cinesi nell’ affaire Affittopoli. A leggere bene tra le righe della lista degli inquilini degli appartamenti del Pio Albergo Trivulzio, si trovano anche i nomi di rappresentanti dei lavoratori, di diverse sigle, alcuni anche in posizioni di rilievo, e membri della comunità cinese, che ha avuto più di una controversia con i vertici del Comune di Milano. Siamo entrati nella stanza del segreti del Pat, conosciuto tra i milanesi come la «Baggina », la casa di riposo. A spiegarci i meccanismi e gli ingranaggi che muovono l’agenzia immobiliare dei furbetti una persona, che rimarrà anonima, che ricopre un ruolo di responsabilità. La «Baggina », ente pubblico indipendente, controllato al 50 per cento dal Comune di Milano e al 50 per cento dalla Regione Lombardia, dà in affitto i suoi 1.064 appartamenti, molti dei quali in zone di assoluto pregio, a persone conosciute e a prezzi nettamente inferiori a quelli di mercato. Periodicamente l’ente pubblica i bandi che danno accesso alle case, ma se più persone fanno richiesta per la stesso appartamento l’ente si riserva di decidere a chi affidarlo - il fatto che la persona sia conosciuta rappresenta una sorta di garanzia per il pagamento - senza addurre alcuna spiegazione del rifiuto. Questa clausola offre un margine di manovra piuttosto ampio.Così il fatto che l’avviso rimanga pubblico per poco tempo: un patrimonio immobiliare nell’ombra- la logica - riceve minori richieste, consente di assegnare gli alloggi, teoricamente destinati ai bisognosi, ai pochi che ne sono a conoscenza. Un esempio? L’avviso per la vendita degli edifici di piazza Santo Stefano e vicolo Santa Margherita è rimasto on line 17 giorni: solo un acquirente molto accorto avrebbe potuto realizzare l’affare. Il patrimonio immobiliare dell’ente è stato spesso gestito, negli ultimi vent’anni almeno, come fosse una caramella che si dà ai bambini per farli smettere di fare i capricci o per farseli amici. Un contentino per chi si voleva tenere buono «per accontentare tutti senza scontentare nessuno». Sul catalogo ecco allora i sindacalisti troppo impegnati, cui vennero offerti appartamenti in centro a prezzi low cost. Lo stesso vale per i giornalisti, per i medici, per i funzionari. La segretaria della Cisl abita ancora in corso di Porta Romana, così il boss del sindacato dei dirigenti dell’ente doveva essere particolarmente scomodo: per tenerselo buono gli sono state offerte addirittura due case, sempre in corso di porta Romana, che lui ha accettato. Gli amici degli amici sono anche i cinesi, quelli della Ikc in via Procaccini, società risorta dalle ceneri della Alkeos, passata agli onori delle cronache giudiziarie per un presunto finanziamento illecito da parte di due consiglieri comunali, di cui uno molto vicino al Pat. E che dire dei medici, che possono sempre fare comodo: ecco che spunta un bell’appartamento in via Washington per una psicologa, ex dirigente della Casa albergo del Pat. Stesso discorso un membro del comitato scientifico di un’associazione legata a una casa farmaceutica, titolare di un appartamento in via Curtatone, in Porta Romana. Ma la fetta migliore i dirigenti del Trivulzio se la sono tenuti per sé e per i loro amici: un ex dirigente si è riservato due case in corso di Porta Romana, un collega ha preso in affitto in piazza Mirabello un appartamento per sé e uno per il fratello, anche lui dipendente del Pat. Appartamenti anche per la moglie di un capogruppo del Psi in Regione di qualche anno fa in corso di porta Romana e per un alto funzionario del Pirellone, legato alla Dc, in via Bassi. L’ente sa essere molto generoso quando vuole: è il caso di un architetto, dipendente della Baggina, cui l’enteoltre ad affidare delle commesse, ha trovato un appartamento in via della Moscova a prezzi low cost. L’appartamento era da ristrutturare? I lavori li ha pagati il Pat. Non cercate negli elenchi, il suo nome non c’è,e non è l’unico caso. Cari lettori, non scandalizzatevi troppo: a Milano il Pat non rappresenta un caso isolato.
Marta Bravi
Fonte: Il Giornale.it, 21 febbraio 2011
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