Sun Yi l’autore della lettera trovata in un manufatto prodotto in un campo di lavoro forzato in Cina, muore

La notizia colse di sorpresa il mondo: una lettera che aveva percorso 5.600 miglia dalla Cina fino a raggiungere una piccola città dell’Oregon. Aveva richiamato l’attenzione internazionale sulle torture nel famigerato campo di lavoro di Masanjia.

Nel novembre 2012, all’interno di un kit di decorazione di Halloween che ha acquistato anni fa a Kmart, Julie Keith ha trovato una lettera scritta a mano racchiusa all’interno.

La lettera di aiuto proveniva da una persona detenuta nel famigerato e brutale campo di lavoro Masanjia nella città cinese di Shenyang, nel nord della Cina: “per favore, inviate di nuovo questa lettera all’Organizzazione mondiale per i diritti umani [sic]”. La persona descriveva condizioni difficili: 15 ore di lavoro senza interruzioni durante i fine settimana o le vacanze, la tortura e l’abuso verbale.

Dopo che Keith ha pubblicato una foto della lettera su Facebook, i media hanno ripreso la storia, accendendo i riflettori internazionali sull’abuso dei diritti umani in Cina.

Sun Yi ha rivelato la sua vera identità anni dopo, quando era riuscito a fuggire dalla Cina.

Nato il 9 ottobre 1966 nella città di Taiyuan, nella provincia dello Shanxi, Sun Yi era un ingegnere che lavorava a Pechino. Ma poiché era un praticante di un’antica disciplina spirituale nota come il Falun Gong, le autorità di polizia lo cacciarono.

Secondo il Centro di informazione della Falun Dafa, l’ufficio stampa del Falun Gong, dal luglio 1999, il regime cinese ha perseguitato milioni di aderenti in tutto il paese con arresti, detenzioni e torture.

Sun è stato rinchiuso nei centri di lavaggio del cervello, nei centri di detenzione e nel campo di lavoro per un totale di otto volte a causa della sua fede.

Quando Keith scoprì la lettera, Sun era già stato rilasciato dal campo di lavoro. Nonostante Sun ha continuato a essere perseguitato dalla polizia, facendo pressioni sulla moglie a preoccuparsi della propria incolumità.

A dicembre 2016, Sun è fuggito in Indonesia. A marzo dell’anno successivo, ha incontrato Keith in Indonesia.

Pochi giorni prima del suo 51° compleanno, il 1° ottobre, Sun Yi è morto in un ospedale di Bali, in Indonesia.

L’ospedale ha affermato che è morto per insufficienza renale. Aveva 50 anni. Tuttavia, la sua famiglia ha dichiarato che non ha mai avuto problemi di salute renale. Sostenevano che l’ospedale non forniva dettagli concreti sulla sua morte e si affrettò a far cremare il suo corpo.

Sono certi che si tratti di un gesto per fare ombra sul caso.

La storia di Sun

Prima della sua morte, Sun ha lasciato alcuni audio e video clip che descrivono la sua esperienza mentre era detenuto a Masanjia.

Al campo di lavoro, Sun e i suoi compagni di reclusione avevano il compito di creare piccoli fantasmi di plastica e altri manufatti, lavorando 15 ore al giorno per un misero 10 yuan (circa $ 1,50) al mese.

Fu anche torturato. È stato ammanettato al letto d’ospedale per ore in posizioni dolorose. Le guardie usavano anche uno strumento medico usato per aprire la bocca, ci sputavano dentro e buttavano mozziconi di sigaretta accesa nella sua bocca.

Un altro metodo di tortura lo costringeva a stare in una posizione scomoda, con le gambe e le braccia legate ai telai di un letto. Una volta Sun era stato legato per 168 ore di fila.

 

Per un certo periodo, fu costretto a guardare un’immagine di Mao Zedong e Karl Marx ogni giorno e giurare di fronte ad essi. Le guardie lo hanno costretto a dire che avrebbe difeso il Partito Comunista Cinese. Sun ha definito la tortura “un abuso psichiatrico”.

I detenuti non sono autorizzati a possedere alcun strumento di scrittura. Un detenuto ha corrotto una guardia per ottenere una penna e la ha prestata a Sun. Nel bel mezzo della notte, ha scritto segretamente delle lettere e le inseriva in prodotti che sembravano destinati ai paesi occidentali. La speranza era che una di queste avrebbe potuto raggiungere una persona di buon cuore all’estero.

Nell’agosto 2010 è stato rilasciato da Masanjia. Qualche mese dopo la notizia della lettera di Keith, una rivista cinese, “Lens”, pubblicò un’esposizione sugli orrori all’interno di Masanjia.

Nel dicembre 2014, il fotoreporter cinese Du Bin, ha pubblicato alcuni articoli che descrivevano la torture e il trattamento dei prigionieri di Masanjia e ha rilasciato un resoconto dell’esperienza di Sun. Du scrisse: “fu tra i più torturati e con brutalità a Masanjia”.

La denuncia pubblica dei crimini del regime cinese ha posto l’attenzione su Sun. La sua casa è stata ripetutamente saccheggiata dalla polizia. Costretto a fuggire e vivere scappando; portando costantemente con sé un rasoio e uno spazzolino da denti, in modo che potesse lavarsi ovunque andasse.

Nel novembre 2016 è stato rapito dalla polizia. Fu rilasciato alcuni giorni dopo, ma la moglie di Sun si preoccupò molto per la sua sicurezza che la portò sull’orlo di un esaurimento nervoso. A quel punto Sun decise che era ora di lasciare il paese. Il 6 dicembre del 2016 riuscì a superare i controlli all’aeroporto di Pechino, liberandosi da quelle famigerate invisibili carceri.

E’ morto nell’ottobre 2017, ma la gente ricorderà la sua storia per gli anni a venire. La sua vita e il significato del suo nome: essere fermi e risoluti, invitano a riflettere.

Traduzione Laogai Research Foundation Italia Onlus


Fonte: The Epoch Times Usa, 27/12/2017

English article: The Epoch Times Usa, Author of Smuggled Letter That Called Attention to China Labor Camp Abuses Dies

 

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