Suu Kyi libera a novembre una settimana dopo elezioni
Aung San Suu Kyi sarà liberata a novembre, dopo le elezioni in Birmania. La giunta militare ha già fissato la data del rilascio, il 13 novembre, una settimana dopo le prime elezioni libere degli ultimi vent’anni. Lo hanno reso noto fonti governative. “Novembre - ha riferito la fonte - sarà un mese importante e impegnativo per noi, sia perché ci saranno le elezioni, sia perché Aung San Suu Kyi sarà rilasciata”. Scettica la reazione del legale della leader democratica: “Ci crederò solo quando lo vedrò”. San Suu Kyi, premio Nobel per la Pace nel 1991, da oltre 20 anni si trova in stato di detenzione e attualmente è agli arresti nella sua abitazione. Sta scontando una pena di 18 mesi ai domiciliari 1, condanna inflitta nell’agosto del 2009, per aver incontrato un cittadino americano 2 che era entrato illegalmente nella sua residenza. Le elezioni legislative in Birmania si svolgeranno il prossimo 7 novembre. Il partito di Aung San Suu Kyi, la Lega nazionale per la democrazia (Ldn), che vinse l’ultima consultazione nel 1990, fu sciolto prima dello scrutinio. La leader democratica, agli arresti domiciliari e per questo esclusa da ogni forma di candidatura alle elezioni legislative, sarà autorizzata a votare. Un permesso che, in ogni caso, non varrà per il giorno della consultazione, quando Suu Kyi sarà costretta a rimanere a casa per evitare contatti con i suoi sostenitori e gli oppositori all’attuale governo. Per la leader democratica, infatti, le autorità locali starebbero pensando a un voto anticipato. E’ scettico Jared Ginser, uno degli avvocati di Aung San Suu Kyi. “Non abbiamo ancora conferme su questo annuncio e ci crederò solo quando lo vedrò. Il regime ha più volte annunciato la liberazione di San Suu Kyi in questi ultimi sette anni, anche indicando delle date precise, annunci che poi si sono sempre rivelati falsi. Quindi, aspettiamo a vedere cosa succede”, ha detto Genser al telefono con CNRmedia. “Se anche fosse liberata - aggiunge - poco cambierebbe in quel Paese, totalmente controllato dai militari e dove non esiste alcuno spazio democratico. Liberarla sarebbe certamente una bellissima notizia per lei e per la sua famiglia, ma con la situazione attuale ben poco cambierebbe per il popolo birmano”. “Si tratta di un annuncio per placare le pressioni internazionali - continua l’avvocato - e in particolare le ultime prese di posizione dell’Onu, in particolare del presidente Ban Ki-Moon. Voglio ricordare che le elezioni si terranno comunque senza il partito di San Suu Kyi, quindi anche una sua liberazione non significherebbe nient’altro se non l’inzio di un lunghissimo processo per arrivare a una pallida normalizzazione del Paese”.
Fonte: La Repubblica.it, 1 ottobre 2010
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