Tensione alle stelle tra Usa e Cina per le isole artificiali

Secondo il Wall Street Journal l’America si prepara a contrastare la Cina con un imponente dispositivo naval-militare: per impedirle il “furto di isole”. Si tratta di isole in parte naturali in parte artificiali, costruite trasportando sabbia. E’ l’ultima puntata dell’espansionismo cinese nei mari limitrofi, che preoccupa tutti gli alleati degli Stati Uniti, dal Giappone alle Filippine. E ora il Pentagono prepara una flotta e un rafforzamento della US Air Force in quell’area.

Gli Stati Uniti stanno valutando l’uso di aerei e navi militari per fronteggiare le rivendicazioni territoriali di Pechino nel sud del Mar della Cina, in quelle che Washington e il resto della comunità internazionale considerano acque extraterritoriali. E la Cina esprime “forte preoccupazione” per queste ipotesi. Proprio in quest’area le autorità cinesi stanno da tempo realizzando una lunga striscia di isole artificiali grazie alle quali poter controllare uno specchio d’acqua in cui transitano navi verso diversi Paesi del sudest asiatico alleati degli Stati Uniti, a partire dal Giappone, dalle Filippine e dal Vietnam. La tensione, così, torna alle stelle.
E’ stato il capo del Pentagono, Ashton Carter, a chiedere al suo staff di esaminare e mettere a punto diverse opzioni che consentano di contrastare in maniera più efficace i tentativi della Cina di imporre la sua egemonia nella regione. Opzioni – rivela il Wall Street Journal – che comprendono voli di ricognizione di aerei della marina militare Usa e l’invio di navi da guerra entro le 12 miglia marine dalla barriera corallina. Barriera che navi battenti bandiera cinese – come mostrano chiaramente le immagini colte dai satelliti – stanno riempiendo in più punti con della sabbia.
Il portavoce del ministero degli esteri di Pechino Hua Chunying oggi ha detto che gli Stati Uniti devono chiarire le loro intenzioni e i paesi “dovrebbero evitare “un approccio rischioso e provocatorio per mantenere la pace e la stabilità nella regione”.
Pechino sta realizzando un vero e proprio arcipelago artificiale (chiamato Spratly Island) su cui avrebbe già realizzato piste di atterraggio abbastanza grandi per ospitare caccia militari e aerei da ricognizione, oltre che approdi per le sue navi. Solo nell’ultimo anno la superficie delle isole in questione sarebbe passata dai 2.000 agli 8.000 chilometri quadrati. Questo nonostante i ripetuti e inascoltati moniti di Washington, che ha già detto che non accetterà mai tali rivendicazioni territoriali da parte di Pechino.
Insomma, se il piano del Pentagono riceverà il via libera della Casa Bianca, la decisione – concordano gli osservatori – rischia di innescare una pericolosa escalation tra i due Paesi nell’area del Pacifico, la più pericolosa di sempre. Con buona pace delle ambizioni di Barack Obama e di Xi Jinping che da tempo lavorano per aprire quella che hanno definito “una nuova era” nelle relazioni cino-americane. La speranza, secondo i calcoli del Dipartimento alla Difesa americano, è che una pressione anche di tipo militare sulla Cina possa convincere le autorità di Pechino a fare un passo indietro, delle concessioni. Ma non è così scontato e la mossa rischia invece di trasformarsi in un vero e proprio conflitto aperto.


Fonte: Repubblica, La voce d’Italia, Il Foglio - 13 mag 15

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