Tibet: il “Demone Dorje Shugden ” anti-Dalai Lama che piace a Pechino

Negli ultimi decenni si è sviluppato un culto inverosimile, il culto politicizzato del “protettore” Dorje Shugden che sta creando disordine nel buddismo tibetano.

Dorje Shugden era originalmente uno spirito prebuddista accettato poi dal 1656 come un protettore minore della scuola Gelugpa (i “Berretti Gialli”, scuola del Dalai Lama). Nel 1656 Dragpa Gyaltsen, un autorevole lama erudito dei Gelugpa fu trovato morto in circostanze mai chiarite entro le mura del monastero.

Poiché alcuni fedeli lo ritenevano la vera reincarnazione del Dalai Lama, loro sospettarono che fosse vittima di un assassinio politico orchestrato dai seguaci del Quinto Dalai Lama. Da allora i Gelugpa più conservatori ritennero che il suo spirito si fosse reincarnato in Dorje Shugden, divinità tantrica decisa a preservare l’ortodossia della dottrina dei “Berretti Gialli”. Per lungo tempo comunque il culto di Dorje Shugden aveva poca importanza nel buddhismo tibetano.

Negli anni 1930-40 il culto era diventato più popolare e ha causato problemi poiché era collegato con i conservatori aristocratici che non volevano riforme moderne in Tibet.

Successivamente, dal 1975,il Dalai Lama ha cominciato a insegnare che il culto di Dorje Shugden è fuorviante, non originariamente buddhista e dannoso per il Tibet. Il regime comunista ha visto l’occasione per dividere i tibetani e ha cominciato a sostenere il culto, usandolo contro il Dalai Lama.

Così Dorje Shugden si è “trasformato” da protettore a demone filo-comunista che piace molto a Pechino.

Il “Dorjeshugdenismo” è diventato una setta nefasta dove Dorje Shugden (che prima aveva poca importanza) è perfino più importante del Buddha. Nonostante la resistenza dei tibetani, il regime cerca di diffondere il culto in Tibet. Ci sono anche dorjeshugdenisti occidentali. I “monaci” e le “monache” inglesi ed americani della setta non hanno un’ordinazione tradizionale, ma sono in realtà più postulanti che monaci completamente ordinati.

S.S. il Dalai Lama, ha pubblicamente evidenziato quanto la pratica dello spirito chiamato Dogyal/Dorje Shugden sia degenerata al punto da assumere la connotazione di un vero e proprio culto, con forti caratteristiche settarie. Nella sua gioventù egli stesso aveva ricevuto l’iniziazione di Dorje Shugden.

Successivamente però, resosi conto del suo maligno influsso, ne rinnegò il valore, imponendo restrizioni al suo culto: in quanto protettore esclusivo della tradizione Gelugpa, Dorje Shugden alimentava settarismo, impedendo il dialogo con altre scuole e componenti della comunità religiosa tibetana. A cominciare dalla tradizione dei Nyingmapa.

Il governo della Cina comunista ora appoggia i seguaci di questo culto che si oppongono a qualsiasi dialogo con il Dalai Lama, stringendo un sorta di fratellanza massonica.

Nella foto seguaci del culto Dorje Shugden protestano contro il Dalai Lama durante il suo discorso alla Community Theatre di Berkeley il 23 Febbraio 2014. Stessa protesta nei pressi del Modigliani Forum a Livorno il 14/15 Giugno 2014 durante gli insegnamenti del leader spirituale tibetano, utilizzando gli stessi striscioni e cartelli. Qualcuno paga le loro continue proteste contro Dalai Lama!

Il 4 febbraio 1997 un triplice efferato delitto viene commesso nel villaggio indiano di McLeod Ganj, sopra a Dharamsala, a pochi metri dalla residenza del Dalai Lama.Qui, nell’Himachal Pradesh, alle pendici delle vette himalayane, dagli inizi degli anni sessanta si è costituito il più numeroso insediamento di profughi tibetani, scampati sin dal 1959, al seguito del Dalai Lama, alle devastanti conseguenze dell’invasione militare cinese tramite fughe drammatiche nel rigore della alte vette innevate.

Oggi ci sono asili, scuole, biblioteche, centri dove viene preservata e continuata la cultura tradizionale, monasteri, luoghi per studiare e approfondire il buddhismo .

Alla vigilia del capodanno tibetano (losar) del 1997, un autorevole lama, Lobsang Gyatso, il cui nome rievoca quello del Quinto Dalai Lama, viene trucidato nella suo alloggio insieme a due giovani monaci traduttori, Lobsang Ngawang e Ngawang Lodoe. Lobsang Gyatso, il lama massacrato a McLeod Ganj, era uno dei più convinti sostenitori della linea antifondamentalista e pacifista della guida politica e spirituale tibetana e per questo era stato minacciato. La scena che si presenta al commissario Rajeev Kumar Singh, è a dir poco raccapricciante.

Un lago di sangue provocato da innumerevoli fendenti agli occhi, alla testa, al collo, alle gambe dei tre. Al fragile Ngawang era stato addirittura squarciato il cranio fino al cervello.

Gli esecutori del feroce omicidio, come si scoprirà ben presto, erano probabilmente sicari della setta fondamentalista del culto di Dorje Shugden, sconsigliato, perché ritenuto negativo e violento, non solo dall’attuale Dalai Lama ma in passato anche dal Tredicesimo Dalai Lama.

Le indagini portano lontano, nel tempo e nei luoghi, e si snodano tra superstizioni ed evidenti trame politiche ordite dal governo cinese.

Che fine hanno fatto, gli assassini dei tre religiosi tibetani? Ecco cosa rispose all’autore Raimondo Bultrini del libro “Il demone e il Dalai Lama”, edito da Baldini Castoldi, al commissario Singh incaricato alle indagini:

“Mi creda, abbiamo fatto davvero del nostro meglio per far emergere la verità. Ma come forse lei sa non esistono rapporti di estradizione stipulati dall’India né dal Nepal dove sono inizialmente fuggiti, né con la Cina dove si sono poi definitivamente eclissati. Quanto ai mandanti, la invito a leggere attentamente il mio rapporto. Non credo esistano dubbi sulle responsabilità dei dirigenti della società dei seguaci di Shugden qui a Delhi. Ma nel nostro paese avere buoni avvocati e magari qualche appoggio potente conta spesso più di ogni prova giudiziaria…”.

Emblematico è, tra l’altro, il fatto che proprio esponenti di rilievo del movimento legato al culto di Dorje Shugden si siano prestati al riconoscimento, come undicesimo Panchen Lama, di Gyaltsen Norbu, figlio di funzionari comunisti cinesi, scelto da Pechino come sostituto di Gedhun Choekyi Nyima, il bambino rapito il 14 maggio 1995 e fatto letteralmente sparire insieme alla sua famiglia. Gedhun Choekyi Nyima era stato accertato, dopo accurati esami, dal Dalai Lama come autentica reincarnazione del decimo Panchen Lama. Nella gerarchia della scuola Gelugpa il Panchen Lama è il numero due dopo il Dalai Lama. E’ tragicomico che i comunisti del PCC che non credono nella reincarnazione vogliono scegliere le reincarnazioni dei lama e dire ai buddhisti quale spirito protettore dovrebbero adorare!

Dichiarazione dei 25 centri del buddhismo tibetano in Italia:

a)Contrariamente a quanto affermato dai suoi seguaci, Dogyal/Shugden non è un protettore illuminato, ma un essere che è sorto per effetto di preghiere e invocazioni distorte;

b)La sua natura è quella di uno spirito demoniaco;

c) Il suo effetto è quello di distruggere il Buddhadharma e danneggiare gli altri esseri.

Questa annosa questione è supportata da un’ampia documentazione analizzata accuratamente.

Sua Santità sconsiglia di praticare il culto di questo spirito nocivo non per suo interesse personale, ma perché ne è dimostrata la pericolosità per i praticanti stessi.

I sottoscritti Centri si dissociano e condannano fermamente qualsiasi forma di protesta nei confronti di S.S. il Dalai Lama, promossa da organizzazioni dedite a questo culto che desiderano denigrare S.S. il Dalai Lama diffondendo accuse totalmente prive di fondamento:

1) Sua santità viene accusato di proibire tale pratica: ciò è falso poiché, come ripetutamente affermato da Lui stesso, la scelta di non coltivare questa pratica è individuale e deve essere fatta non per mera accettazione delle sue parole,ma dopo un’analisi accurata di ciò che viene detto.

2) Sua Santità viene accusato di sopprimere la libertà di religione: ciò è falso poiché a nessuno è stato mai impedito di invocare questo spirito privatamente o nei templi e monasteri dove questa pratica venga eseguita. Inoltre, se vi è mancanza di libertà religiosa, come è possibile che i propiziatori di Dogyal/Shugden possano viaggiare ovunque, sollevando questa questione e cercando sostenitori della propria causa tra persone completamente all’oscuro dei fatti?

3) Si sostiene che il Dalai Lama starebbe mentendo: è una critica priva di fondamento poiché avere un punto di vista diverso dai praticanti di questo culto non è mentire, ma solo esercitare il diritto di avere una propria opinione.

4) Il Dalai Lama è accusato di essere l’unico a sostenere questo punto di vista: ciò è decisamente falso poiché le prime controversie risalgono già al XVII secolo.

5) Va segnalato inoltre che le proteste di alcuni praticanti di Shugden sono degenerate fino a sfociare in veri e propri episodi criminali, come quello accaduto a Dharamsala nel 1997 quando due seguaci di questo culto, attualmente ricercati dalla Interpol, hanno ucciso l’allora Responsabile della scuola di Dialettica e due suoi discepoli.

Inoltre, il fatto che le organizzazioni a sostegno del culto di Shugden, si siano più volte espresse a favore delle decisioni di alcuni governi occidentali di non incontrare Sua Santità a causa delle forti pressioni politiche ed economiche esercitate dal Governo Cinese (Nel maggio del 2014 la Norvegia ha concesso al Dalai Lama di visitare il paese, ma il governo si è rifiutato di incontrarlo, dicendo apertamente che se lo avesse incontrato ci sarebbero state ripercussioni diplomatiche da parte della Cina) fa ritenere che altri siano gli interessi in gioco e che nulla abbiano a che vedere con aspetti legati alla tradizione religiosa.

I sottoelencati Centri Buddhisti ribadiscono con forza il loro totale sostegno nei confronti di S. S. il Dalai Lama e delle attività che Egli sta portando avanti da oltre cinquant’anni in tutto il mondo, dove la sua figura viene riconosciuta come quella di uno dei più grandi fautori della pace e della armonia mondiale dei nostri tempi.

ISTITUTO POMAIA TZONG KHAPA, Pomaia (PI)
GHE PEL LING ISTITUTO STUDI BUDDHISMO TIBETANO, Milano
CENTRO MILAREPA, Torino
COMUINTA’ DZOG-CHEN, Arcidosso (GR)
FPMT FONDAZIONE PER LA PRESERVAZIONE DELLA TRADIZIONE MAHAYANA, Pomaia (Pi)
CENTRO STUDI KALACHAKRA, Bordighera (IM)
CENTRO DHARMA VISHUDDHA, Verona
CENTRO STUDI CENRESING,Bologna
CENTRO MUNI GYANA,Palermo
CENTRO TARA CITAMANI, Padova
CENTRO STUDI DROLKAR, Genova
SHEMPEN SAMTEN LING-MONASTERO FEMMINILE, Pomaia (PI)
TAKDEN SHEDRUP TARGYE LING-MONASTERO MASCHILE,Pomaia (PI)
ISTITUTO SAMANTABHADRA, Roma
MANDALA CENTRO STUDI TIBETANO, Milano
CENTRO STUDI TIBETANI SANGYE CIOELING, Sondrio
MONASTERO MANDALA SAMTEN LING, Biella
CENTRO STUDI TIBETANI MANDALA DEUA LING, Merano (BZ)
CENTRO TERRA DI UNIFICAZIONE EWAN, Firenze
CENTRO VAJIRAPANI, Bosentino (TN)
CENTRO DHARMA KARUNA, Modena
CENTRO LAMA TZONG KHAPA, Zero Branco (TV)
CENTRO STUDI TIBETANI TEZIN CIO LING, Sondrio
CENTRO GAJIANG GIANG CHUB, Paladina (BG)
CENTRO BUDDHISTA CENSERING , Domodossola (VB)
CENTRO SHAKYAMUNI, Messina
CENTRO DI MEDITAZIONE KUSHI LING, Arco (TN)

I centri che non hanno firmato sono i tre centri del Lama Gangchen:

Kunpen Lama Gangchen (Milano),

Centro Buddha della Medicina (Torino),

e Albagnano Healing Meditation Center (Albagnano)

Gianni Taeshin Da Valle,Laogai Research Foundation,13/04/2015

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