La tratta dalla Cina

La tratta di esseri umani dai Paesi asiatici, in particolar modo dalla Cina, è qualcosa di organizzato sin nei minimi dettagli. Nulla viene lasciato al caso. Sarebbe condotta a scopo sessuale, per la rimozione di organi o ancora per altri tipi di sfruttamento, dal lavoro forzato al lavoro minorile, sino alla prostituzione, anche di minorenni, o alla realizzazione di matrimoni forzati, all’accattonaggio e a molto altro.

E’ quanto è emerso nell’ultimo incontro del ciclo “I venerdì di Sos Antiplagio”, come sempre ospitato alla saletta della Barriera Albertina e promosso dall’associazione presieduta da Giovanni Ristuccia. A parlare dell’argomento, illustrando rotte e dinamiche di questo terribile mercato, Nicoletta Bressan, sociologa e ricercatrice ed esperta su immigrazione cinese e criminologia.

Una seconda puntata sulla tratta, dunque, dopo quella che, sempre per Sos Antiplagio, a febbraio, aveva visto illustrare al pubblico la situazione della tratta dal Brasile, con bambini venduti in età tenerissima e, spesso, trasformati in bambine.
«La tratta di esseri umani, in Cina quasi come contrabbandati – ha detto Bressan – è un vero e proprio business, che ha sue precise caratteristiche e che vede ogni sua fase organizzata nel più piccolo particolare, anche in quello relativo alla morte. Ci sono diverse strutture operative per trasferire dalla Cina all’estero uomini e donne – ha continuato la sociologa – Ci sono network ben definiti. Uno è quello famigliare, con un importante capitale sociale. Un capitale sociale che null’altro è che il legame stretto tra tutti gli appartenenti a questo particolare network. In questi gruppi ci sono almeno 20 gradi di parentela e mai un famigliare farà del male a un altro del suo clan, della sua stretta cerchia. Non perché si vogliono bene o si amano, ma perché conviene. Riuscire a trasferirsi fuori dalla Cina, ricorrendo a questi gruppi è una fonte più sicura di protezione.

Ci sono poi le reti così definite di ‘guanxi’, reti definite anche etniche, che hanno un loro capitale estero e che sono condotte con amici, conoscenti, persone conosciute nel corso della propria vita, tutti soggetti accomunati da uno stesso dialetto. Sono reti fortissime nei rapporti legali, ma ancor di più in quelli illegali. Attraverso questa strada c’è il rischio di entrare in un circolo senza fine, da cui sarà difficile uscire per chi ha desiderio di arrivare in un altro Paese». A legare a doppio mandato alle organizzazioni criminali i migranti, il debito che viene contratto. Come, infatti, in modo analogo, accade in Brasile, esistono intermediari, che fanno da tramite tra chi vuol emigrare, ma è senza soldi, e altre realtà che possono contribuire al viaggio, realtà che sono per lo più organizzazioni criminali.

«Gli intermediari – ha detto Bressan – conoscono o vengono a conoscenza di famiglie dove esiste qualcuno che vuole emigrare, ma che non ha i contanti per farlo. Si reca così in queste case, chiede se hanno bisogno e poi segna questi nomi su un quaderno e, quindi, si dirige all’organizzazione criminale. Un viaggio verso altri Paesi può costare tra i 5 e i 20mila euro. Il pagamento può essere versato tutto all’inizio o in una tranche iniziale e poi una alla fine. In questo modo ci si vorrebbe tutelare dall’organizzazione, ma non è effettivamente così. Il trasporto dalla Cina all’Italia, ad esempio, è gestito da più persone, da più membri di questi gruppi e capita sovente che la persona passi da un’organizzazione all’altra, che il migrante venga ceduto, come vera e propria merce, senza nome e senza diritti.

Chi arriva qui da noi con questa strada è più soggetto rispetto ad altri a trovarsi invischiato in situazioni critiche e nelle stesse attività del gruppo criminale. Se, ad esempio, non paga, il cinese che emigra viene preso in consegna da un ‘garante’, che può essere un appartenente alla rete di guanxi o un parente o famigliare stretto. Il garante pagherà per lui e il migrante avrà poi da versare la somma con ulteriori interessi; una cifra che raramente riuscirà a saldare. Soprattutto se il debito dovesse ampliarsi per l’ottenimento del permesso di soggiorno, quello che promettono con facilità queste reti. Spesso il garante può essere anche un italiano».

Infine alcune note sulla prostituzione cinese, suddivisa in 4 tipologie, con ragazze anch’esse sovente vittime di tratta: «Quella molto sofisticata, in locali di qualità, solo per una clientela cinese, per 100 euro a prestazione; quella solo a clienti cinesi in appartamenti, a 20-30 euro; quella rivolta a italiani, per 30-70 euro, in centri massaggio, dove c’è una sinergia tra organizzazioni criminali cinesi e italiane e, quindi, la prostituzione cinese su strada, come accade a Milano. La provenienza di queste ragazze è per lo più dal Nord Est della Cina, soprattutto da zone rurali».

Fonte: OkNovara, 22/6/2014

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