Uighuri e tibetani metà dei giornalisti arrestati

Oltre la metà dei 27 giornalisti incarcerati in Cina sono di etnia tibetana e uigura. Lo sostiene il (CPJ), Committee to Protect Journalist, in un rapporto pubblicato sul suo sito web. In aggiunta il CPJ ha denunciato che due giornalisti uiguri risultano scomparsi sin dalla sera di una loro programmata apparizione in televisione nel 2011. “Questi due casi – spiega Madeline Earp, ricercatore per il programma Asia di CPJ – sono la prova che sono stati arrestati per privare le comunità di una voce. Si tratta di una tendenza che risale ai disordini etnici in Tibet e nello Xinjiang nel 2008 e 2009?. I reporter Abdulghani Memetemin (condannata a nove anni nel 2002 per aver rivelato segreti di stato), e Mehbube Ablesh (condannato a tre anni con l’accusa di separatismo nel 2008) avrebbero dovuto essere entrambi rilasciati nel 2011 ma finora rimangono irreperibili e non ci sono ulteriori informazioni sui loro casi. Altri casi citati dalla Earp comprendono Dhondup Wangchen che ha inviato la sua famiglia dal Tibet a Dharamsala, nel nord dell’India, poco prima di essere arrestato nel 2008 (per aver realizzato un documentario sulla vita tibetana sotto il dominio cinese), Gheyret Niyaz, responsabile di un sito internet uiguro, imprigionato per aver accettato un colloquio con i media di Hong Kong, e Dilixiati Paerhati, la cui scomparsa fu denunciata dal fratello che vive nel Regno Unito. L’unica notizia positiva del rapporto del CPJ, relativamente alla Cina, riguarda il fatto che il paese non più il peggior carceriere per il mondo della stampa. La Cina, secondo le ultime statistiche, èinfatti finita al terzo posto dopo Iran e Eritrea, che hanno al momento rispettivamente 42 e 28 giornalisti dietro le sbarre.

Fonte: Partecinesepartenopeo, 11 febbraio 2012

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