Xi tiene le redini del potere con la richiesta di obbedienza dell’esercito e il rispetto straniero

Il presidente avverte che la Cina non “inghiottirà il frutto amaro” delle minacce alla propria sovranità, e all’esercito intima: “È Il partito comunista che comanda la pistola”.

Il presidente Xi Jinping ha promesso che la Cina non “inghiottirà mai il frutto amaro” dell’intromissione straniera o dell’invasione, nella sua ultima mossa per affermare la propria autorità di fronte al vertice politico chiave che segna la fine del suo primo quinquennio.

In un discorso di cinquanta minuti nella Sala Grande del Popolo a Pechino, l’arena di Mao e della dittatura del partito comunista, Xi ha detto alle forze armate che la loro chiamata non ha fini aggressivi o espansionistici.

“Noi cinesi amiamo la pace… ma abbiamo la sicurezza che sconfiggeremo tutte le invasioni. Non permetteremo mai a nessun popolo, organizzazione o partito politico di dividere, in qualsiasi momento, una qualsiasi parte del territorio cinese dal paese, in alcuna forma”, ha dichiarato Xi, raccogliendo fragorosi applausi.

“Nessuno si aspetti che inghiottiremo quel frutto amaro che sia dannoso alla nostra sovranità, alla sicurezza o agli interessi dello sviluppo”.

Il discorso, che ha segnato il 90° compleanno dell’Esercito di Liberazione Popolare (PLA), è stato il secondo discorso di Xi più importante della settimana, dopo un’apparizione televisiva alla spettacolare parata militare di domenica.

In quel caso, il sessantaquattrenne capo della Cina ha ordinato all’esercito del paese, che conta due milioni di soldati, di “seguire in modo assoluto la leadership indiscussa del partito comunista cinese” e di marciare “ovunque il partito indichi”.

Xi ha ripreso il tema martedì mattina, chiedendo ripetutamente la fedeltà dei suoi soldati: “il fatto che l’Esercito di Liberazione Popolare sia stato in grado di passare di vittoria in vittoria mostra il potere del partito comunista cinese. Come il compagno Mao Zedong una volta ha sottolineato: «Il nostro principio è che il partito comanda la pistola, e la pistola non deve mai essere autorizzata a comandare il partito».

“La storia ci mostra che il partito deve comandare sempre i militari. È una garanzia fondamentale che il partito ha ottenuto con battaglie di sangue e di fuoco “.

Xi ha poi rinnovato la sua richiesta di fedeltà indiscussa: “Il nostro esercito rimarrà l’esercito del partito e del popolo. L’esercito dovrebbe aumentare la sua consapevolezza politica… essere coerente con il comitato centrale del partito comunista cinese, nel pensiero e nelle azioni… e portare avanti e implementare la leadership assoluta del partito”.

“Su questo principio importante dobbiamo essere chiari, con atteggiamenti fermi e azioni decise. Non ci dovrebbe essere alcun dubbio, esitazione o ambiguità su questo punto”.

Gli osservatori dicono che gli inviti espliciti di Xi all’obbedienza sono parte di una spinta che serve ad affermare la sua posizione politica in vista del XIX congresso del Partito Comunista questo autunno.

“Quello che sta dicendo, tecnicamente, non è niente di nuovo. Il PLA è sempre stato l’ala militare del partito comunista”, ha dichiarato Steve Tsang, capo dell’Istituto Cina della SOAS.

“Ma è più che ovvio a tutti all’interno del partito che questa enfasi sulla fedeltà al partito - che non deve essere sottolineata dal momento che è sempre stato così – è un messaggio: che ora ha i militari pienamente sotto il suo controllo, e che sono leali al direttivo, di cui lui è il centro”.

“È un segnale per il resto della classe dirigente: ‘Sto costruendo con slancio… non c’è motivo per nessuno di farsi male. Basta che siate bravi membri del partito e supportiate il vostro capo’”.

Xi è diventato segretario generale del partito comunista all’ultimo congresso, a novembre 2012, e da allora si è distinto come uno dei primi ministri più dal pugno di ferro della Cina dal 1949, quando il partito si è insediato al potere.

Il leader della Cina ha messo in moto un’ampia epurazione anticorruzione per sbarazzarsi di rivali chiave, tra cui alcuni dei membri più anziani del PLA. Il suo scalpo più recente è stato il capo del partito di Chongqing Sun Zhengcai, che molti avevano visto come un possibile successore dello stesso Xi.

Gli esperti e i diplomatici occidentali credono che Xi stia consolidando con successo la sua posizione al vertice della politica cinese, ma affermano che il suo desiderio di onnipotenza porti con sé pericolo.

“Si ricordi, Xi Jinping stesso ha identificato cinque principali leader che avevano preso parte ad attività contro il partito [alla vigilia del suo incarico]”, ha dichiarato Susan Shirk, importante esperta dell’élite politica cinese dell’Università della California di San Diego.

“Non sappiamo chi stava collaborando con chi. Non sappiamo davvero nemmeno quante trame separate ci fossero. Ma ha pubblicamente identificato quel rischio.

“Pensa che accentrando sempre più potere su se stesso stia riducendo quel rischio”, ha aggiunto Shirk. “Io penso invece che il rischio aumenti”.

Cheng Li, autore di La politica cinese nell’era di Xi Jinping, ha dichiarato di credere che il capo del partito comunista “consoliderà significativamente il suo potere” al vertice in autunno. “Ma non credo che Xi Jinping possa completamente monopolizzare il potere. Ha bisogno di fare alcuni compromessi in determinate aree. [Solo] non sappiamo quali siano queste aree.

“Saranno stipulati affari parecchio complessi – chi è all’esterno può solo indovinare”.

Traduzione di Andrea Sinnove, LRF Italia onlus


Fonte: The Guardian, 1 agosto 2017

English Article: The Guardian, Xi shores up power with demand for army obedience and foreign respect

 

 

 

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