Xuchang, iniziato l’appello per i due cristiani condannati al laogai
È iniziato a Xuchang (Henan), fra ingenti misure di sicurezza, il processo d’appello ai due cristiani protestanti non ufficiali, membri di una “chiesa domestica” cinese, condannati ai lavori forzati per il loro credo. I familiari e i sostenitori di Gao Jianli e Liu Yunhua denunciano di essere stati tenuti fuori dal tribunale con la forza, mentre il pastore Zhang Mingxuan – leader dell’Associazione cinese delle chiese domestiche – è stato arrestato per alcune ore dalla polizia di Xuchang mentre fotografava il tribunale con il proprio telefono cellulare. “Ero davanti alla corte per il processo dei nostri fratelli – ha detto Zhang – e sono stato fermato da poliziotti in borghese, che ci hanno minacciato e imposto di smettere di fotografare. Un agente mi ha detto che, se lo avessi fotografato, sarei finito anche io in carcere”. I due cristiani sono stati arrestati una prima volta lo scorso 15 marzo insieme ad altri membri della loro congregazione: il loro arresto si è prolungato dopo che i due si sono rifiutati di pagare una “multa” alla polizia. Il 25 marzo una corte li ha condannati a un anno di “ri-educazione tramite il lavoro”, ma i due hanno presentato immediatamente ricorso. In questo modo, secondo il diritto cinese, si rischia molto di più ma si costringono i giudici a tenere un processo aperto. Yang Huiwen, avvocato di Pechino che rappresenta Gao e Liu, spiega che “l’arresto del pastore e il blocco dei parenti prima dell’udienza sono misure illegali”. Secondo il legale “il punto centrale dell’appello riguarda gli errori procedurali compiuti durante la prima udienza e la mancanza di prove sufficienti a farli condannare ai lavori forzati”. Il terzo punto in discussione, continua, “riguarda la definizione che la polizia ha dato della chiesa protestante, definita un ‘culto malvagio’. Questo aggettivo, che di norma viene applicato al Falun Gong, è dato sulla base di direttive segrete interne alla polizia: non ha alcun peso accademico o legale, quindi non può essere usato per emettere una condanna. Di fatto, emettendo quella sentenza le autorità hanno ecceduto il loro potere esecutivo”.
Fonte: Asia News, 22 settembre 2010
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